martedì 13 settembre 2011

mi sembra sempre che ci sia una tenda che mi separa dalla realtà, vedo le ombre dall'altra parte, ma non le colgo. quando passo si modifica ma permane, e quando esco da questo spazio, mi accorgo di trovarmi nello stesso che credevo di aver lasciato. una percezione claustrofobica del vero che vedo e la sensazione di essere sola, ma non abbandonata. ci sono delle parole che riescono a trasformarsi in veli, come se avessero un colore che si disperde dal suono della voce con loro e prendesse una consistenza nebulosa e sottile che ti penetra nella carne, nelle ossa e fino al cuore, e senti il cuore che non riesce a prendere fiato e soffoca. sono suoni arguti, e calcolati meticolosamente con quell'oleosità che ha la possessione che tende a fagogitare i corpi eterei. il sentimento non capisce, perchè l'amore è cieco, e non c'è unto e vischiosità nella leggerezza del fumo dell'incenso e nelle forme delle nuvole. sento una fitta che da dietro lo sterno arriva fino alla scapola destra, e il cuore strozzato. so già che sarai la causa della mia morte, e anche se gli occhi del sentimento non vedono, questo non vuol dire che non possano piangere, ed è li che zampilla la sorgente dalla quale tutti attingono e quest'acqua sacra che esce dalla terra madre e vergine, viene usata per lavare i panni sporchi e per risciacquare le botti di vino che tanto inebriano la tua mente e liquefano la tua vista.

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