martedì 13 settembre 2011
mi sembra sempre che ci sia una tenda che mi separa dalla realtà, vedo le ombre dall'altra parte, ma non le colgo.
quando passo si modifica ma permane, e quando esco da questo spazio, mi accorgo di trovarmi nello stesso che credevo di aver lasciato.
una percezione claustrofobica del vero che vedo e la sensazione di essere sola, ma non abbandonata.
ci sono delle parole che riescono a trasformarsi in veli, come se avessero un colore che si disperde dal suono della voce con loro e prendesse una consistenza nebulosa e sottile che ti penetra nella carne, nelle ossa e fino al cuore, e senti il cuore che non riesce a prendere fiato e soffoca.
sono suoni arguti, e calcolati meticolosamente con quell'oleosità che ha la possessione che tende a fagogitare i corpi eterei.
il sentimento non capisce, perchè l'amore è cieco, e non c'è unto e vischiosità nella leggerezza del fumo dell'incenso e nelle forme delle nuvole.
sento una fitta che da dietro lo sterno arriva fino alla scapola destra, e il cuore strozzato.
so già che sarai la causa della mia morte, e anche se gli occhi del sentimento non vedono, questo non vuol dire che non possano piangere, ed è li che zampilla la sorgente dalla quale tutti attingono e quest'acqua sacra che esce dalla terra madre e vergine, viene usata per lavare i panni sporchi e per risciacquare le botti di vino che tanto inebriano la tua mente e liquefano la tua vista.
sabato 10 settembre 2011
La storia dei miei pesci
Il giorno dell'undicesimo (credo) compleanno di mia sorella, il mio vicino di casa mi consegnò una piccola boccia di vetro con un piccolo pesce combattente, rosso.
E' stato come amore a prima vista, solo che è durata poco questa passione per il piccolo pesce, un paio d'ore.
Pochi giorni dopo gli salvai la vita da morte certa a causa dell'acqua gelata con la quale qualcuno aveva scambiato la sua.
Per mesi divisi dall'indifferenza non abbiamo più avuto contatti; una volta però, vedendolo sempre solo nel soleggiato soggiorno, ignorato da tutti i familiari, decisi di salvarlo dalla solitudine, e lo presi con me, era estate, cercai un vaso più grande, ma trovai solo un grande barattolo di vetro con dentro della tempera bianca lasciata li almeno dalla fine degli anni '80... pulire quel bussolotto fu un lavoraccio, tantè che pregai il signore di non aver lasciato residui tossici mortali per la povera creatura, e gli tenni gli occhi incollati addosso per il resto del pomeriggio. Tutto a posto!
I giorni passavano, e un istinto materno per il povero Aiace cresceva di giorno in giorno.
devo ammettere che mi faceva davvero una gran pena li da solo in questo cavolo di vaso. andai a cercare un pesce che potesse stare assieme, perchè i pesci combattenti sono dei cavolo di bulli! e quello più compatibile era la femmina della stessa specie. La presi.
Tornata a casa li misi nella stessa boccia, e già me li vedevo nuotare assieme, fare piroette e scemenze che la Sirennetta e i suoi amici marini facevano di solito.
BRUTTA SORPRESA! Lei scappava e lui gonfiava le grandi branchie per sembrare ancora più grande e tentava di attaccarla. Fulmineamente sono andata a recuperare la vecchia boccia, quella piccola del compleanno, per la femmina.
Che sconforto...per cercare di rendere felice un pesce ne ho resi infelici due.
La chiamai Inanna, per darle coraggio e forza.
Da qui sono cominciati i miei grandi sensi di colpa verso questo piccolo esemplare femmina, perchè in fondo era colpa mia se si ritrovava sola, in una piccola boccia, con il bullo dall'altra parte che cercava di attaccarla anche attraverso i vetri di due bocce, si perchè ho deciso di tenerli vicini, in modo tale da rimediare alla mia presunzione di salvatrice di pesci.
Avevo comunque verificato che non avessero la tentazione di saltare da una parte all'altra come invece fanno i pesci rossi.
Quando cominciò ad avvicinarsi il freddo, già a fine ottobre, decisi di cambiarli di posto, li misi vicini alla cucina economica, in modo che l'acqua fosse sempre tiepida, almeno... questa posizione risultò ottimale, per tutto l'inverno, e quindi tutto bene fino alla primavera.
Laurea.
Un periodo subito dopo la laurea, non avevo forza e volontà di fare nulla, per cui anche cambiare l'acqua ai pesci mi pesava.
Era subito dopo pranzo quando io e mia sorella ci siamo accorte che lei non era più nella boccia.. era per terra, tutta avvinghiata in un capello.
Era tanto piccola!
Io credo che Inanna si sia suicidata perchè aveva l'acqua troppo sporca, e che sia saltata fuori per cercare l'ossigeno di cui aveva bisogno.
Mi sono sentita malissimo per averla spinta alla morte.
L'ho seppellita fra le primule gialle, in giardino.
Nella sua boccia ho messo delle conchiglie che quest'estate ho trovato in spiaggia.
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